CAPITOLO VI


Il progetto


Le scelte progettuali
Il sistema bibliotecario
Gli interventi
I particolari costruttivi

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Introduzione

Le recenti tendenze del dibattito disciplinare sul recupero e sulla riqualificazione urbana.
A partire dagli anni '70 il tema del recupero è diventato una delle questioni centrali del dibattito urbanistico nazionale: l'attenzione, dapprima incentratasi sul recupero dei centri storici e più in generale sul riutilizzo del patrimonio edilizio esistente, si è poi andata sviluppando, sino a comprendere la più generale questione della riqualificazione complessiva della città. Il recupero delle aree di frangia, il riutilizzo dei vuoti urbani, la riqualificazione delle aree periferiche sono diventati temi emergenti e tra i più significativi della progettazione della città degli anni Duemila, su cui dovranno misurarsi in particolare gli operatori pubblici e privati. Non a caso, all'inizio degli anni '90, grazie alla legge 179 del 1992 e a successivi provvedimenti legislativi ad essa collegati, sono stati elaborati nuovi strumenti di intervento tecnico-finanziario (programmi integrati, programmi di recupero urbano), per l'attuazione di progetti complessi di trasformazione o riqualificazione urbana.

In tale quadro, assume particolare significato il recupero e il riuso delle "aree di frangia", intendendo con questo termine quelle parti di città che hanno perduto la loro funzione originaria, prevalentemente costituita dalla presenza di attività produttive della prima industrializzazione o di attrezzature di scala urbana, ormai abbandonate e investite da fenomeni di degrado fisico e ambientale. Esse sono individuabili per lo più ai margini delle aree centrali e localizzate prevalentemente a ridosso delle mura urbane o all'esterno della città murata, nella prima fascia periferica di urbanizzazione.
In particolare le "aree di frangia" si prestano favorevolmente o ad ipotesi di radicale trasformazione, dove è possibile sperimentare nuovi modelli di progettazione architettonica a scala urbana, oppure a ipotesi di recupero di contenitori e strutture che mantengono un intrinseco valore storico-culturale e documentario, rappresentato da evidenti caratteri tipologici e morfologici.

In quest'ottica vuole porsi la proposta progettuale di questa tesi di laurea: essa si colloca all'interno della seconda ipotesi summenzionata, in quanto è finalizzata al recupero di una significativa "area di frangia", che può riacquistare una sua specifica valenza funzionale e progettuale, all'interno di un più ampio programma di sviluppo e razionalizzazione del limitrofo polo ospedaliero universitario.


Le scelte progettuali

Il progetto si colloca all'interno del centro urbano di Padova, storicamente consolidato, di cui è ancora possibile riconoscere l'assetto costituito dalla cinta muraria cinquecentesca. Esso ha come obbiettivo finale la riqualificazione di un'area di frangia, compresa tra il canale di S. Massimo e la cinta stessa dal bastione Cornaro sino alla golena S. Massimo.
Come si è potuto vedere nella parte storica della relazione, sull'area insiste il complesso del Macello, realizzato nel primo decennio del '900 dall' architetto Alessandro Peretti e che ha svolto la sua funzione fino alla metà degli anni '70.

L'area dell'ex-macello oggi si presenta in uno stato di generale degrado che coinvolge le strutture edilizie di tutti i manufatti esistenti, tranne la "basilica" che è stata oggetto di un recente restauro eseguito nella prima metà degli anni '80 da parte dell'Amministrazione comunale. Per quanto riguarda l'attuale assetto del verde, che rappresenta una componente altrettanto significativa ed essenziale dell'intera area, esso manifesta un degrado e un disordine dovuto all'incuria dell'uomo che mantiene tuttavia una serie di elementi arborei significativi. Si possono identificare ancora le strutture di due viali principali, aree arborate nelle quali è presente un sottobosco arbustivo ed erbaceo.
Il dibattito sul riuso dell'ex Macello, che ha avuto anche una qualche risonanza a livello di opinione pubblica, di fatto non è mai sfociato in una proposta unitaria, risolutiva ed efficace. La stessa Amministrazione comunale, vuoi per assenza di adeguati finanziamenti, vuoi per mancanza di un'idea guida, ha assunto un atteggiamento sostanzialmente rinunciatario.

Quest'area attualmente è limitrofa al polo ospedaliero universitario, che, nell'ultimo mezzo secolo, si è sviluppato a cavallo della cinta muraria cinquecentesca, nell'area compresa tra il bastione Cornaro e il bastione Pontecorvo, grazie alla presenza della facoltà di medicina, una tra le più importanti d'Italia e d'Europa.
Questa vicinanza, ha indirizzato la ricerca verso una destinazione d'uso che fosse di supporto o integrazione ai servizi che la stessa università offre ai suoi utenti, prendendo in considerazione quelli ritenuti indispensabili per lo studente, come le residenze, le mense, le biblioteche e da ultimo il gruppo Erasmus.
Dai dati è emerso che, eccetto le mense, tutti gli altri servizi hanno bisogno di essere "rivisti e riqualificati" con nuovi e radicali interventi di sistemazione e integrazione.
Poichè l'intervento vuole essere risolutivo di una sola "esigenza" (fondamentale) dello studente, la scelta è caduta sulla riorganizzazione complessiva dell'attuale biblioteca di area medica, che attualmente vede una sua frammentazione in più sedi. Biblioteca sì, ma non intesa nel senso comune del termine. Infatti al suo interno essa prevede una serie di strutture complementari allo studio, che comprendono i diversi laboratori (da quello informatico per la ricerca bibliografica, a quello esclusivamente di studio con materiale diverso dal supporto librario, come l'archivio di vetrini e gli audiovisivi), nonchè l'archivio del materiale obsoleto e i locali di raccolta e conservazione del materiale antico di pregio, solo per citarne alcuni.
Precisata quale sarà la destinazione futura del complesso, si passa ad analizzare lo stesso sotto il profilo tecnico-strutturale mediante lo studio del progetto originario, del 1905, rilevando le modifiche e adattamenti che nel corso degli anni hanno portato all'attuale stato d'essere del complesso stesso, proponendo infine l'intervento di recupero degli edifici ed il loro riuso, dopo avere attentamente analizzato e valutato le diverse attività specifiche che le singole unità spaziali dei vari corpi edilizi dovranno ospitare in futuro.
Il progetto di recupero e riuso mira alla riqualificazione di tutta l'area, cercando peraltro di mantenere, quanto più possibile, gli edifici nel loro aspetto originario. Subiranno notevoli modifiche le partizioni interne, nel processo di razionalizzazione al nuovo uso, mentre un modesto cambiamento sarà riscontrato nei prospetti per un adeguamento alla normativa igienico-sanitaria e antincendio vigente.

Il progetto è strutturato in tre parti.
1) La prima riguarda l'indagine storica dell'area dell'ex Macello e del sistema di macellazione, nonchè la descrizione del progetto del Peretti e del suo riferimento tipologico.
2) La seconda riguarda l'insieme delle valutazioni di carattere urbanistico e della struttura universitaria ospedaliera che hanno portato alla definizione della nuova destinazione d'uso: quella di centro bibliotecario di area medica:
3) La terza e ultima parte comprende una serie di analisi costituite dal rilievo geometrico-strutturale e dal rilievo materico e del degrado, a cui segue una fase di metaprogetto in cui si verifica la compatibilità tra le unità spaziali dei singoli manufatti e le funzioni specifiche dell'intero centro bibliotecario proposto, dalla quale,scaturisce il progetto di recupero e riuso.

Va rilevato peraltro che il progetto di recupero dell'ex Macello si colloca all'interno di un più generale programma di riqualificazione delle mura cinquecentesche già in parte avviato dal Comune, che nello specifico caso ha in previsione il restauro dei bastioni Portello vecchio e Cornaro e della cinta di collegamento.
A completamento del lavoro viene proposta, infine, la sistemazione, a verde, dell'area scoperta, costituita da una superficie di mq. 10.000 circa e attualmente occupata da numerose essenze, anche pregiate e da vegetazione spontanea, essendo mancata ogni manutenzione negli ultimi decenni.
Per la localizzazione di un complesso di servizi e attrezzature qual' è quello bibliotecario, appare chiaro come il problema fondamentale, dal punto di vista progettuale, sia quello di coniugare il complesso delle funzioni con il recupero e riuso di organismi edilizi già esistenti che presentano non sempre ampi margini di trasformabilità.
Infatti, il riuso di questi con destinazione a biblioteca, implica un grosso problema: la necessità di grandi spazi destinati alle specifiche attività bibliotecarie e di servizio. Va evidenziato che le biblioteche, in particolare quelle di ricerca, sono soggette ad un incessante accerscimento del proprio patrimonio in cui la grande quantità di libri, informazioni registrate, utenti, addetti, impianti, attrezzature, è destinato a condizionare fortemente le scelte di localizzazione.
A tutti è ben noto quanto complesso sia relazionare le esigenze e le peculiarità di due mondi apparentemente molto prossimi ed accumunabili quali sono quello dell'architettura antica ed il mondo dei libri. Tema questo talmente dibattuto che certo non meriterebbe che vi si insista sopra, se non per ribadire ancora una volta quanto ampio e stimolante sia questo confronto dialettico tra "l'antico e il nuovo", derivante dal riuso dell'architettura antica in funzione di biblioteca moderna.
Siamo di solito abituati a considerare i limiti più che i pregi che sussistono tra riuso e fruizione, tra antico e moderno, tra valore storico-monumentale e bene di fruibilità di un servizio; quasi che, alla decisione di un nuovo servizio bibliotecario, dovrebbe corrispondere la decisione, ovvia, di un nuovo edificio biblioteca piuttosto che il riutilizzo dell'esistente.
Il progetto vuole essere una testimonianza di come si possa conciliare l'utilizzo di una struttura antica con una destinazione d'uso a biblioteca moderna. Inserendosi nel dibattito tra antico e moderno, cerca di rispondere all'esigenza di grandi spazi attrezzati per lo studio e consultazione con scelte progettuali rispettose nelle disposizioni di P.R.G e di vincolo vigenti.
Il PRG vigente individua l'area come appartenente all'unità di piano della classe C, con modalità di intervento di tipo "c-restauro"; essa è normata dagli artt. 42 e 43 delle Norme tecniche di attuazione (N.T.A.) del centro storico, che indicano la metodologia di intervento. Questo ha imposto delle limitazioni nelle scelte progettuali.
Le N.T.A. danno chiare disposizioni sul tipo di intervento da eseguirsi: norme rigorosamente applicate in sede di elaborazione progettuale, come per altro la normativa igienico-sanitaria, antincendio e tutte le disposizioni di legge in merito alla termoigrometria, all'acustica, all'illuminazione e alle barriere architettoniche.


Il sistema bibliotecario

Nel caso di un organismo complesso come quello bibliotecario è indispensabile far procedere la progettazione vera e propria da un piano-programma, che individui correttamente le attività fondamentali, integrative e di servizio che si dovranno svolgere all'interno dell'intera struttura.
La conformazione fisica degli spazi progettati e il rapporto che si stabilisce con le attrezzature del servizio, influiscono sulla qualità delle prestazioni previste dal programma funzionale. Le funzioni articolano gli organismi edilizi in nuclei funzionali fondamentali, quali:
- spazi relativi al pubblico (biblioteca e aule studio)
- spazi relativi alla conservazione (deposito, laboratori fotografici e di restauro)
- spazi relativi al reparto pluriuso (conferenze, laboratori)
- spazi per il personale (uffici)
Nella progettazione dell'organismo bibliotecario si possono stabilire i seguenti principi, sempre validi indipendentemente dalla tipologia adottata:
- flessibilità del progetto, che riguarda essenzialmente le possibilità di trasformazioni interne;
- modularità, che assicura la flessibilità dei progetti; deve essere scelta in modo tale che le dimensioni dei locali permettano una gestione razionale dei servizi della biblioteca.
Notevole importanza inoltre hanno le caratteristiche ambientali, specifiche delle unità spaziali, valutate in relazione ai requisiti specifici delle attività relative. Esse rappresentano il livello ottimale che l'unità deve possedere per il migliore svolgimento delle attività e riguardano l'illuminazione, l'acustica, la temperatura e l'umidità.
Di seguito vengono riportati in modo schematico le disposizioni di legge in materia.

 

 

 


Gli interventi

Il presupposto iniziale del progetto è stato quello di mantenere quanto più possibile inalterato l'aspetto esterno degli edifici, intervenendo invece in modo talvolta radicale, sulla distribuzione interna.
E' questo il caso dell'edificio destinato alla ristorazione, nel quale si evidenziava una netta divisione in senso longitudinale: la parte verso le mura aveva una disposizione planimetrica su due livelli, mentre l'altra si presentava su un unico piano. L'intervento ha previsto l'eliminazione di questa separazione riportando entrambe le parti ad un solo livello, mentre l'esterno non ha subito alcuna modifica.
Analogamente nell'edificio destinato ai laboratori si è ritenuto opportuno uniformare le diverse altezze del piano seminterrato ad una misura conforme al Regolamento d'Igiene. L'intervento di maggior consistenza è stato la trasformazione in ballatoio del solaio esistente, creando così un unico ambiente a doppia altezza, in virtù dell'art. 80 del Regolamento di Igiene. Di non minor intensità è stato l'intervento sul prospetto est, nel quale si è resa necessaria l'apertura di nuove finestre, ai sensi dell'art. 80 del R.I., per l'adeguamento della superficie minima di illuminazione ed aerazione.
I due edifici in prossimità dell'ingresso secondario, quello destinato a laboratorio informatico e la sala conferenze, a differenza degli altri, presentavano il tetto piano. Sembra che questa diversità sia attribuibile al fallimento della ditta appaltante, che adottò questa tipologia di minor costo per sopravvenute difficoltà economiche. In sostituzione a questi si è prevista una copertura a falde per un adeguamento formale con gli altri corpi di fabbrica.
Solo modifiche interne sono state apportate nell'edificio destinato ad aule studio, ex stalla ovini. Questo presentava un sottotetto non praticabile in quanto le catene delle capriate erano ad un'altezza di 1.40m dal pavimento. Si è provveduto a ricavare un corridoio sopraelevato lungo le pareti esterne per consentire il passaggio al di sotto delle catene e quindi l'accesso a quelle che saranno le aule per lo studio informatizzato.
L'aula studio annessa alla biblioteca presentava invece una distribuzione planimetrica ad un unico livello a doppia altezza; in questo caso si è realizzato un solaio intermedio disponendo così su due piani i posti studio. Data la mancanza totale di aperture nei prospetti nord e sud si è resa necessaria l'introduzione di nuove finestre, ai sensi dell'art. 80 del R.I., per l'adeguamento della superficie minima di illuminazione ed aerazione.
In tutti gli altri edifici è stata sufficiente una ridistribuzione o suddivisione degli spazi, aggiungendo o eliminando partizioni interne.
Lo studio dei flussi ha permesso di individuare la necessità di un passaggio sotterraneo che collega la biblioteca, il deposito e il corpo uffici, per il movimento del materiale librario, in modo da evitare interferenze con il flusso ben più intenso degli utenti delle aule studio o della biblioteca. Tale collegamento viene sfruttato anche per il passaggio delle canalizzazioni degli impianti.
Il progetto prevede da ultimo la realizzazione ex-novo di un passaggio chiuso tra la biblioteca e il corpo adiacente, realizzato nel rispetto dei caratteri architettonici già presenti all'interno del complesso.


I particolari costruttivi

Solai in legno.

Consolidamento mediante realizzazione di cappa in c. a. collaborante.
Questo intervento può essere adottato quando il solaio originario risulta complessivamente in buono stato di conservazione e si intende migliorarne le caratteristiche di rigidezza complessiva. Consente inoltre di adottare vari tipi di pavimentazione e si può sfruttare lo spessore della cappa per eventuali canalizzazioni.
Con questa soluzione si ottengono i seguenti risultati:
- notevole irrigidimento del solaio
- migliore ripartizione dei carichi di esercizio sulla struttura
- possibilità di ridurre al minimo gli interventi di demolizione e rimozione
- maggiore capacità di resistenza alle azioni sismiche, se si procede alla realizzazione di collegamenti, a mezzo di code di rondine, con la muratura esistente
Fasi dell'intervento:
1) rimozione della cappa esistente
2) puntellamento delle travi in legno nella mezzeria; serve sia per ragioni di sicurezza, sia per evitare che il solaio si infletta sotto il carico del getto di cls
3) chiusura di tutte le discontinuità presenti sullo strato di tavolato e posa di un foglio di nylon di protezione al legno
4) disposizione dell'armatura e fissaggio con i connettori precedentemente infissi nel legno
5) getto del conglomerato cementizio


Solai in lamiera d'acciaio collaborante con caratteristiche portanti.

In questo tipo di solaio, solo la lamiera di acciaio ha funzione portante. La ripartizione dei carichi, l'isolamento acustico e la protezione antincendio della superficie superiore, vengono assicurate dal calcestruzzo di riempimento gettato in sito. La superficie inferiore deve necessariamente avere protezione antincendio.
Questo tipo di costruzione svolge funzione di controventamento orizzontale solo quando le lamiere sono collegate tra di loro e con le travi, in modo da evitare ogni possibilità di slittamento. Questo effetto collaborante tra la piastra e la trave metallica è dato da perni che vengono saldati sull'ala superiore della trave attraverso la lamiera d'acciaio.
Con questa soluzione si ottengono i seguenti risultati:
- costruzione di solaio portante con spessore e quindi peso ridotto del solaio
- messa in opera rapida, non necessitando la posa della cassaforma per la piastra di cls
- utilizzo immediato del solaio dopo il solo posizionamento delle lamiere
- possibilità di ridurre al minimo e a costi poco onerosi i sistemi di fissaggio alla muratura esistente acquistando, inoltre, la valenza di intervento reversibile.
Fasi dell'intervento:
1) aggancio ai muri esistenti e posa delle travi di acciaio
2) posizionamento della lamiera e dei perni di collegamento
3) getto del conglomerato cementizio


Risanamento della muratura dalla presenza di umidità di risalita con sbarramento impermeabile orizzontale con resine epossidiche.

L'umidità di risalita nelle murature ha origine da acque disperse di scorrimento: la risalita avviene per capillarità e si manifesta inizialmente con intensità differenti a seconda della porosità del materiale con cui è realizzata la muratura.
L'umidità ascendente si combatte intervenendo sulla fonte, intercettando il percorso dell'acqua e sbarrando la risalita capillare.
Il procedimento è indicato quando non sia possibile procedere a lavori in profondità sulle parti basamentali dell'edificio.
Con questa soluzione si ottengono i seguenti risultati:
- si interrompe la risalita dell'umidità trasmessa.
- con l'uso delle resine epossidiche si ottiene un'azione di consolidamento statico della muratura
Fasi dell'intervento.
1) esecuzione di una traccia orizzontale passante per lo spessore della muratura interessata
2) immissione, nel taglio, della resina sintetica mediante iniettori a pressione
3) deumidificazione che si basa sostanzialmente sui principi di aerazione (sifoni drenanti) od osmosi (intonaci).


Isolamento fonoassorbente della sala conferenze

E' stato previsto con l'utilizzo di pannelli con caratteristiche fonoassorbenti che dissipano l'energia sonora attraverso la struttura alveolata, causando smorzamento progressivo dell'energia che viene trasformata in calore. Si ottiene un buon grado di fonoassorbimento alle medie-alte frequenze, che aumenta con l'aumentare dello spessore. Un assorbimento delle basse frequenze si ottiene invece con la costruzione di pannelli vibranti.


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